L’intervento di Vittorio Feltri sul caso diplomatico che ha visto coinvolto Matteo Salvini dopo le parole su Emmanuel Macron.
“Si attacchi al tram“. Erano state queste, e non solo, le parole di Matteo Salvini rivolte ad Emmanuel Macron a proposito della possibilità di inviare truppe europee, e quindi anche italiane, in Ucraina. A seguito di tali dichiarazioni, è scoppiato un vero caso tra Italia e Francia con pareri discordanti. A dire la sua è stato anche Vittorio Feltri, intervenuto per Il Giornale.

Feltri si schiera tra Salvini e Macron
Rispondendo ad un lettore de Il Giornale, nel suo consueto format quotidiano, Vittorio Feltri ha analizzato il caso diplomatico scoppiato tra Italia e Francia, dopo le parole di Salvini su Macron. Senza troppi giri, il giornalista ha subito messo in chiaro il suo parere: “Non ci vuole un genio per capire da che parte stare. Io sto con Salvini, senza ma e senza se, e non perché mi sia particolarmente simpatico quando fa battute che sembrano uscite da un bar sport, ma perché in questo caso ha detto l’unica cosa sensata che si potesse dire”, ha detto Feltri aggiungendo che “[…] chi predica la guerra si metta l’elmetto e si rechi al fronte, invece di spingere altri a morire al posto suo”.
“Salvini non ha offeso Macron”
Motivando ulteriormente il proprio pensiero, Feltri ha aggiunto: “Ma di quale offesa stiamo parlando? Salvini non ha oltraggiato il presidente francese, ha semplicemente demolito la sua idea folle di trascinare l’Europa intera in guerra contro Mosca. Perché, sia chiaro, l’invio di truppe europee in Ucraina significa una sola cosa: guerra aperta alla Russia, con rischio concreto di conflitto nucleare. Soltanto un irresponsabile può pensare che sia una buona idea”.
Per il giornalista “Salvini non ha usurpato alcun ruolo. È vicepremier, fa parte del governo, e se un giornalista gli chiede cosa ne pensa ha tutto il diritto anzi il dovere di rispondere. Chi sostiene che non debba parlare perché non è lui il presidente del Consiglio o il ministro degli Esteri afferma una sciocchezza. Siamo in una democrazia, non in una monarchia francese […]”.